martedì 4 febbraio 2014

Breve racconto di Nonnorso e Snoopy

 
Carolina


Favola ideata da Carolina,
soave fanciulla di 7 anni appena compiuti,
che l'ha disegnata utilizzando il sui nuovo tablet.

C'era una volta il nonno Giorgio e il suo fedele cane 
che vanno a fare un giro nel bosco


Ad un certo punto il nonno Giorgio e Snoopy vedono un cerbiatto !

Snoopy corre dietro al cerbiatto, il nonno dietro a Snoopy finchè si perdono nel bosco.

Ma Snoopy  trova la strada di casa e la indica con la zampa.



Tornati a casa La nonna prepara una torta per Snoopy e una cioccolata calda per lei e per il nonnorso.







F I N E

domenica 15 dicembre 2013

LA FAVOLA DI RE NABUCCODONOSOR



Per gentile concessione di Peppino Verdi:
(dedica: a Carolina neppure sette anni, che entusiasta mi cantava al telefono, perfettamente intonata il "va pensiero", che avrebbe poi interpretato nel Coro, in piazza a Como) 




NABUCCODONOSOR       
La fiaba
testo derivato dal "libretto" ufficiale dell'opera Verdiana.

I Personaggi:

Il RE dei Babilonesi = Nabucco
Il Principe Ebreo = Ismaele
Il Gran Mago Profeta degli Ebrei = Zaccaria
La Schiava, figlia di Nabucco = Abigaille
La Principessa figlia di Nabucco innamorata di Ismaele = Fenena
Il vecchio ufficiale di Nabucco = Abdallo
La maga sorella di Zaccaria = Anna
 
La scena
Atto Primo :
 C’era una volta il regno d’Israele, patria degli Ebrei.
Quel Regno fu' invaso dai nemici Assiri Babilonesi, che erano tanti e ben armati, comandati dal re Nabucco
Gli Ebrei, inferiori di forze, si radunarono nel sacro tempio di Salomone per raccomandarsi al loro Dio.
Mentre erano tutti nel tempio a pregare arrivo' il Mago Profeta Zaccaria per dire che era riuscito a fare un incantesimo alla Principessa Fenena, figlia del re Nabucco, cosi' che lei potesse far tornare la pace tra gli invasori Babilonesi e gli Ebrei.
In quel mentre si udirono delle urla, ed arrivo' correndo il Principe Ismaele, figlio del Re Ebreo Sedecia per avvertire che stava giungendo il re degli invasori Nabucco, arrabbiatissimo !




Subito il Mago Zaccaria, temendo la rovina, affido'la Principessa Fenena al Principe Ismaele perche la portasse in salvo.
I due giovani si allontanarono dal Tempio e, rimasti soli ricordarono il loro primo incontro, quando Ismaele era andato in Babilonia come Ambasciatore e la venne imprigionato.
Fu' Fenena a salvarlo, sia dalla prigione che dall'amore furioso della di lei sorellastra, Abigaille.
Fenena era poi divenuta anche lei schiava come Abigaille, ma Ismaele, sempre innamorato di lei le promise che l'avrebbe liberata.
Mentre i due stavano per fuggire da una porta sgreta arrivò Abigaille con alcuni soldati Babilonesi travestiti da Ebrei.
Ma mentre sta per pugnalare Fenena...
Cosi'sorpresi i due amanti, Abigaille accusò Ismaele di tradire la patria per una donna Babilonese e gridò vendetta, confessando di averlo amato e di avergli anche offerto il regno di Babilonia.
Sentendosi tradita aveva quindi mutato il suo amore in odio, ma si dichiarava ora invece  pronta a salvarlo se Ismaele fosse tornato da lei.
Mentre nel tempio gli Ebrei erano ancora pregando arrivò la notizia che Nabucco si sta avvicinando a cavallo. Arrivò anche Abigaille acclamando Nabucco: era lei che aveva aperto la strada ai guerrieri Babilonesi che ora facevano irruzione nel Tempio.
Ma Nabucco  venne subito affrontato dal Mago Zaccaria, che minacciò di uccidere Fenena, che lui disse di aver catturata, se Nabucco non si fosse allontanato dal Tempio.
Ma mentre Zaccaria sta per pugnalare Fenena Ismaele lo ferma, la fanciulla corre tra le braccia del padre, il Re Nabucco, che a quel punto minaccia “vendetta tremenda vendetta !”.
 
Atto Secondo:
Abigaille scoprì allora di non essere figlia di Nabucco, ma una schiava da lui adottata ed è percio' che il Re Nabucco aveva destinato il trono del regno di Babilonia alla figlia minore Fenena. Abigaille venne quindi considerata schiava, cio'che ora la rende furiosa contro tutti, al puntodi minacciare di morte Fenena, Nabucco e tutto il Reame !
Ma Abigaille viene a sapere che Fenena sta liberando gli Ebrei, cosi' che gli Assiri Babilonesi acclamano lei, la schiava Abiagaille, loro Regina.
...loro Regina...
Nella Reggia Ismaele incontra i Leviti, alleati degli Ebrei, che lo cacciano maledicendolo perche' ha tradito il suo popolo, ma arriva anche la Maga Anna, sorella del Mago Zaccaria, che diceinvece che bisognai perdonare Ismaele perchè che ha salvato Fenena,  convertendola al Dio d'Israele.
Poi arriva il vecchio ufficiale Babilonese Abdallo, che riferisce che il Re Nabucco sarebbe morto e perciò Abigailleviene è stata acclamata regina. Abigaille ordina allora a Fenena di renderle la corona, ma inaspettatamente arriva Nabucco, che in realta'non era morto, strappa la corona dalle mani di Abigaille, se la mette in testa e poi sfida Abigaille a provare a riprendersela.
Ma poi Nabucco, nell'esaltazione del momento ripudia sia il Dio di Babilonia che quello di ISraele ed in un impeto di esagerazione dichiara di essere lui stesso Dio !
Ma subito dopo viene colpito da un fulmine e cade stravolto, chiedendo aiuto a Fenena mentre Abigaillene ne approfitta per riprendersi la corona.

...colpito da un fulmine e cade stravolto...

Atto Terzo
Abigaille sale quindi sul trono dei giardini di Babilonia mentre viene invocata la morte per tutti gli Ebrei, Fenena per prima, perchè aveva tradito convertendosi al Giudaismo.
Il Re Nabucco, lacero e trasandato arriva perà a sfidare Abigaille, rivendicando il suo trono ed accusando di tradimento l'usurpatrice Abigaille. Che a sua volta lo accusa di essere un vile, obbligandolo a firmare la condanna a morte degli Ebrei, ma solo dopo che Nabucco ha fermato Abigaille gli chiarisce che tra gli Ebrei condannati c'e' anche sua figlia Fenena !
...lei nel frattempo ha distrutto le prove...
Allora Nabucco si infuria ribellandosi ed accusando Abigaille di essere in realta' una schiava..., ma non può dimostrarlo perche' lei nel frattempo ha distrutto le prove.
Nabucco viene allora chiuso in prigione e  disperato chiede che almeno gli rendessero la figlia Fenena.
Intanto sulle sponde del fiume Eufrate gli Ebrei, incatenati ai lavori forzati, pensavano con nostalgia alla loro Patria perduta:
Coro:
 “va pensiero sull’ali dorate...”.
Ma ecco che arriva il Mago Zaccaria che profetizza la futura liberazione del popolo Ebraico.


Atto Quarto:
Mentre all'interno della reggia Nabucco dorme viene' svegliato da un fragore di battaglia ed ansimando pensa che Babilonia stia cadendo in mano agli Ebrei. Ma affacciatosi all finestra vide la figlia Fenena trascinata alla morte verso il patibolo ! Nabucco cerca disperatamente di liberarsi, ma non riuscendovi si inginocchia a pregare il Dio degli Ebrei. Poi sentendosi guarito e rinforzato, riesce a sfondare la porta, a fuggire ed a rubare la spada al capo delle guardie per poi correre a salvare Fenena, che negli orti pensili gia' si stava preparando al martirio. Nabucco si precipita, al comando di pochi fedeli guerrieri valorosi e riesce  a liberare la figlia Fenena.
Allora Nabucco spiega  come era stato reso pazzo e cattivo tiranno da idoli falsi e bugiardi. Cosi tutti si inginocchiarono per ringraziare il vero Dio, mentre Abigaille si uccide con il veleno, ma morendo chiede perdono a Fenena, augurandole la migliore fortuna insieme al suo amore  Ismaele.

Cosi' infine tutti vissero uniti, felici e contenti, sotto il regno di Nabucco, salutato re dei re dal Mago Profeta Zaccaria.

...tutti vissero uniti, felici e contenti...
Locandina originale.

Qui sotto in video, il coro, diretto da un giovane 
Riccardo Muti :
"Va pensiero"


mercoledì 15 maggio 2013

IL PICCOLO PRINCIPE 2^ Parte



 
Sono già sei anni..
È triste dimenticare un amico.
Sono già sei anni da che il mio amico se ne è andato con la sua pecora de io cerco di non dimenticarlo
Rischio  di diventare anch'io come i grandi che capiscono solo cifre.
E’ anche per questo che ho comperato una scatola di matite colorate. Non è facile tornare al disegnare alla mia età quando non si sono fatti altri tentativi che quello di un serpente boa dal di fuori e quello di un serpente boa dal di dentro all'età di sei anni.
Cercherò di fare ritratti somiglianti. Ma non sono sicuro di riuscirci.
Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni, forse credeva che fossi come lui, ma io, sfortunatamente, non sapevo vedere le pecore attraverso le casse. Può darsi che io sia un pò come i grandi.
Devo essere invecchiato.

V
Ogni giorno mi raccontava qualcosa del suo pianeta. Veniva da sè, per qualche riflessione. Fu così che mi raccontò il dramma dei baobab. Anche questa volta fu merito della pecora, perché bruscamente il piccolo principe mi interrogò, come preso da un grave dubbio:
"È vero che le pecore mangiano gli arbusti?" "Si, è vero". "Ah! Sono contento".
Non capii perché fosse così importante che le pecore mangiassero gli arbusti. Ma il piccolo principe continuò: "Allora mangiano anche i baobab?" Feci osservare al piccolo principe che i baobab non sono degli arbusti, ma degli alberi grandi come chiese e che neanche una mandria di elefanti, avrebbe saputo brucare un solo baobab.
L'idea della mandria di elefanti fece ridere il piccolo principe: "Per farceli stare, sul mio pianetino, bisognerebbe metterli uno sull’altro..."
...metterli uno sull'altro...!


Poi osservò saggiamente: "I baobab prima di diventar grandi cominciano con l'essere piccoli". "È esatto! Ma perché vuoi che le tue pecore mangino i piccoli baobab?" "Bè! Si capisce", mi rispose come se si trattasse di una cosa evidente.
Ma non mi fù facile capire da solo questo problema.
Infatti, sul pianeta del piccolo principe ci sono, come su tutti i pianeti, le erbe buone e quelle cattive.
Di conseguenza: dei buoni semi di erbe buone e dei cattivi semi di erbe cattive. Ma i semi sono invisibili. Dormono nel segreto della terra fino a che gli prenda la fantasia di risvegliarsi.
Infestato dai baobab
Allora si stira, e si spinge da principio timidamente verso il sole un bellissimo ramoscello inoffensivo. Ma se si tratta di una pianta cattiva, bisogna strapparla subito, appena la si è riconosciuta. C'erano dei terribili semi sul pianeta del piccolo principe: erano i semi dei baobab.
Il suolo ne era infestato. Ora, un baobab, se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene. Ingombra tutto il pianeta. Lo trapassa con le sue radici. E se il pianeta è troppo piccolo e i baobab troppo numerosi, lo fanno scoppiare!
“Bisogna sempre controllare!", mi disse  poi il piccolo principe.
"Quando si è finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna abituarsi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai quali assomigliano molto quando sono piccoli.
È un lavoro molto noioso, ma non bisogna mai rimandarlo perché può succedere un disastro. Ho conosciuto un pianeta abitato da un pigro. Aveva trascurato gli arbusti..." Così il piccolo principe mi fece disegnare quel pianeta spaventosamente infestato dalla crescita di un baobab, me lo fece disegnare per mettere sull’avviso tutti coloro che non conoscono o trascurano quel grave rischio.

Caro piccolo principe, solo poco a poco ho capito la tua piccola vita malinconica. Per molto tempo tu non avevi avuto per distrazione che la dolcezza dei tramonti. L’ho imparato quando mi dicesti: "Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…”
“Si” gli risposi, “Ma bisogna aspettare..che il sole tramonti..."
Basta spostare la sedia...
E tu sorpreso hai riso di te stesso dicendomi: "Credo sempre di essere a casa mia!...Mi dimentico che qui, sul grande globo della Terra occorre aspettare 24 ore prima che ci sia un nuovo tramonto… Ma sul mio piccolissimo pianeta  basta spostare la sedia di qualche passo e riesci a guardare il crepuscolo tutte le volte che vuoi...
"Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatrè volte!" E più tardi hai soggiunto: "Sai... quando si è molto tristi si amano i tramonti..."
VII
Un’altra volta mi domandò all’improvviso, come il frutto di un pensiero a lungo meditato in silenzio: "Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?"
"Una pecora mangia tutto quello che trova", gli risposi.
"Anche i fiori che hanno le spine?"
"Si. Anche i fiori che hanno le spine".
Anche i fiori che hanno spine ?
"Ma allora le spine non servono a proteggerli ?" Non lo sapevo.
Ero in quel momento occupatissimo a cercare di svitare un bullone troppo stretto del mio motore. Ero preoccupato perché la situazione cominciava ad apparirmi molto grave e l'acqua da bere che si consumava mi faceva temere il peggio.
"Le spine a che cosa servono?" insistette il piccolo principe che non rinunciava mai a una domanda che aveva fatta.
Ero irritato per il mio bullone e risposi a casaccio: "Le spine non servono a niente, è pura cattiveria da parte dei fiori".  
Ma allora mi disse aggressivo: "Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui. Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine..."
Non gli risposi. In quel momento stavo pensando: "Se questo bullone resiste ancora, lo farò saltare con un colpo di martello".
Il piccolo principe disturbò di nuovo le mie riflessioni. "E tu credi, tu, che i fiori..."
"Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie, io!"
Mi guardò stupefatto. "Di cose serie!"
Mi vedeva col martello in mano, le dita nere di grasso, chinato su un oggetto che gli sembrava molto brutto.
 "Tu parli come i grandi!"
Io sono un uomo serio !
Allora mi vergognai.
Ma lui, senza pietà, continuò: "Tu confondi tutto...  mescoli tutto!" Era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati. "Conosco un pianeta su cui c'è un signor Chermisi. Non ha mai annusato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni.
E tutto il giorno ripete come te: Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio! E si gonfia di orgoglio. Ma non è un uomo, è un fungo!" "Che cosa?" "Un fungo!"
Il piccolo principe adesso era bianco di collera.
"Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine . E da migliaia di anni le pecore tuttavia mangiano i fiori. Non è una cosa seria cercare di capire perché i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non è importante la guerra fra le pecore e i fiori? Non è questa una cosa più seria e più importante delle addizioni di un grosso signore rosso?
E se io conosco un fiore unico al mondo, che non esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, un fiore che una piccola pecora può distruggere di colpo, così un mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non è importante questo!?"
Era diventato tutto rosso dall’ira, ma continuò: "Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare tra milioni di stelle, gli  basta per essere felice quando lo guarda. Egli è contento di pensare: Il mio fiore è là in qualche luogo. Ma se la pecora mangia il fiore, è come se per lui tutto a un tratto le stelle si spegnessero!
Non è importante questo!"

Ma poi non riuscì più a parlare perchè scoppiò a piangere.
Nel frattempo era caduta la notte ed io avevo abbandonato i miei utensili, non m’importava più del martello, del bullone, della sete e della morte…
Sul pianeta, il mio, la Terra, c'era un piccolo principe che piangeva disperato! Lo presi in braccio. Lo cullai. Cercai di rassicurarlo:
"Il fiore che tu ami non è in pericolo ... Disegnerò una museruola per la tua pecora... e una corazza per il tuo fiore... Io... "
Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo maldestro. Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo... Il paese delle lacrime è così misterioso.

Fine della seconda parte

Le petit prince par Saint Exupery

giovedì 4 aprile 2013

IL PICCOLO PRINCIPE 1^ Parte


Molti anni fa, avevo sei anni, vidi in un libro  il disegno di un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale. Ecco qui la copia del disegno.
C’era scritto: “I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla.. Poi non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede”.Decisi allora di fare anch’io un disegno simile. Eccolo:

Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “ Perché mai, dovrebbe spaventare un cappello?” . Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché lo capissero, disegnai l’interno del boa.
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. Il mio disegno numero due si presentava così:
Mi dissero allora di lasciare perdere i boa e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica. Così rinunciai al disegno: il fallimento del mio disegno numero uno e numero due mi aveva disarmato. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. Allora scelsi di fare il pilota di aeroplani.
Ho volato sopra a quasi tutto il mondo: e allora la geografia mi è stata molto utile. A colpo d’occhio posso distinguere la Cina dall’Italia, e se uno si perde nella notte, può essere di grande aiuto.
Ho conosciuto molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho conosciuti bene, li ho osservati proprio da vicino. Ma l’opinione che avevo di loro non è molto migliorata. Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire così se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: “È un cappello”. E allora non parlavo più di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto.

Così ho passato la vita da solo, senza nessuno cui poter parlare, fino a sei anni fa quando ebbi un incidente col mio aeroplano, nel deserto del Sahara. Si era rotto il motore, ero da solo e cercai di riparare il guasto.
Era una questione di vita o di morte, perché avevo poca acqua da bere . La prima notte, dormii sulla sabbia, più isolato che un marinaio abbandonato in mezzo al mare su una zattera, dopo un naufragio.

Ma con grande stupore fui svegliato all’alba da una strana vocetta: “Mi disegni, per favore, una pecora?” “Cosa?” “Disegnami una pecora”. Saltai in piedi come fossi stato colpito da un fulmine. Mi strofinai gli occhi più volte guardandomi attentamente intorno. E vidi una straordinaria personcina che mi stava esaminando con grande serietà.
Ecco qui sopra un disegno che la rappresenta.
Guardavo fisso l’improvvisa apparizione con gli occhi fuori dall’orbita per lo stupore. Dovete pensare che mi trovavo a mille miglia da una qualsiasi posto abitato, eppure quell’ ometto non sembrava smarrito in mezzo alle sabbie, nè tramortito per la fatica, o per la fame, o per la sete, o per la paura.

Non dava l’impressione di un bambino sperduto nel deserto, a mille miglia da qualsiasi abitazione umana. Così gli domandai: “Ma che  fai qui?” Ma lui ancora ripetè lentamente come si trattasse di cosa di molta importanza: “Per piacere, disegnami una pecora…” Così tirai fuori dalla tasca un foglietto di carta e la penna ma gli dissi che non ero bravo a disegnare. Ma lui ancora: “Non importa. Disegnami una pecora…” Non avevo mai disegnato una pecora e allora feci per lui uno di quei disegni che avevo fatto tante volte: quello del boa dal di dentro; e fui sorpreso di sentirmi rispondere: “No, no, no! Non voglio l’elefante dentro il boa. Il boa è molto pericoloso e l’elefante molto ingombrante. Dove vivo io tutto è molto piccolo. Ho bisogno di una pecora: disegnami una pecora”. Feci il disegno.

Ma il disegno non gli piaceva. Ne feci allora altri, ma nessuno gli andava bene. Infine disegnai questo:
“Questa è soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro”.
E fui molto sorpreso di vedere il viso del mio piccolo  illuminarsi. “Questo è proprio quello che volevo. Pensi che questa pecora dovrà avere una gran quantità d’erba?” “Perchè?” “Perché dove vivo io, tutto è molto piccolo…” “Ci sarà certamente abbastanza erba per lei, è molto piccola la pecora che ti ho data”. Si chinò sul disegno: “Non così piccola che … oh, guarda! … si è messa a dormire…”
E fu così che feci la conoscenza del piccolo principe.



Faticai a capire da dove venisse. Il piccolo principe mi faceva una domanda dopo l'altra ma pareva non sentire mai le mie.
Così, quando vide per la prima volta il mio aereoplano mi domandò: "Che cos'è questa cosa?"
"E’ una cosa - vola. È il mio aeroplano".
Allora gridò: "Allora sei caduto dal cielo!"Ah! Questa è buffa..." E il piccolo principe scoppio in una bella risata che mi irritò. Voglio che le mie disgrazie siano prese sul serio.
Poi riprese: "Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei?"
Vidi uno spiraglio nel mistero della sua presenza, così lo interrogai bruscamente: "Tu vieni dunque da un altro pianeta?"


Ma non mi rispose. Guardò invece l'aeroplano e disse: "Certo che su quello non puoi venire da molto lontano..." Poi, tirando fuori dalla tasca il mio disegno della pecora, sprofondò nella contemplazione del suo tesoro, mentre io ero molto curioso per quel suo accenno ad " altri pianeti".
Cercai dunque di tirargli fuori qualche altra cosa: "Da dove vieni, ometto? Dov'è la tua casa? Dove vuoi portare la mia pecora?"
Ma lui disse invece "Quello che c'è di buono, è che la cassetta che mi hai dato, le servirà da casa per la notte".
"Certo. E se sei buono ti darò pure una corda per legare la pecora durante il giorno. E un paletto".
La mia proposta scandalizzò il piccolo principe. "Legarla? Che buffa idea!"
"Ma se non la leghi andrà in giro e si perderà..."
Il mio amico scoppiò in una nuova risata: "Ma dove vuoi che vada!"
"Dappertutto. Dritto davanti a sè..." Ma il piccolo principe mi rispose gravemente: "No, tutto è talmente piccolo da me che non può certo andar lontano!"

Capii allora il suo pianeta era poco più grande di una casa. Tuttavia questo non poteva stupirmi molto.
Sapevo benissimo che, oltre ai grandi pianeti come la Terra, Giove, Marte, Venere ai quali si è dato un nome, ce ne sono centinaia ancora che sono a volte così piccoli che si arriva sì e no a vederli col telescopio.
Quando un astronomo scopre uno di questi, gli dà per nome un numero. Lo chiama per esempio: "l'asteroide 3251".
Ho serie ragioni per credere che il pianeta da dove veniva il piccolo principe sia l'asteroide B 612.

Questo asteroide è stato visto una sola volta al telescopio da un astronomo turco, ma la scoperta non era stata di grande interesse.
Del resto le persone grandi amano soprattutto i numeri.
Quando voi gli parlate di un nuovo amico non vi domandano mai: "Com’è
la sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?"
Ma vi domandano: "Quanti anni ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo.
Se voi dite ai grandi"Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto"" loro non capiscono. Bisogna dirgli: "Ho visto una casa da seicentomila euro", e allora esclamano: "che bella".
Così se voi gli dite: "La prova che il piccolo principe è esistito, sta nel fatto che era bellissimo, che rideva e che voleva una pecora. Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste". Bè, loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino.
Ma se voi invece gli dite: "Il pianeta da dove veniva è l'asteroide B 612" allora ne sono subito convinti e vi lasciano in pace con le domande. Sono fatti così.
Non c'è da prendersela. I bambini devono essere pazienti coi grandi.
Noi che comprendiamo la vita ce ne infischiamo dei numeri !
Mi sarebbe piaciuto cominciare questo racconto come una storia di fate.
Mi sarebbe piaciuto dire: "C'era una volta un piccolo principe che viveva
su di un pianeta poco più grande di lui e aveva bisogno di un amico..."



Fine della prima parte

By nonnorso, da "le petit prince" di Antoine SaitExupery